Al 9 di Conte Rosso #4
Teresa, o dell'"anemoia" - Altroconsumo e la sua agenda 2025 - Il Sottochiosco di J.C.
Marciapiede di via Conte Rosso, parlando con un amico:
”Con tutte le persone che passano in edicola, ne avresti da raccontare”.
”Altroché”
”Perché non ti metti a scrivere, che ne so, “Le cronache di un edicolante?”
Ci penso su.
”Suona bene. Saprei anche da dove cominciare”.
O da chi, sarebbe meglio dire. L’idea mi ballava in testa già da tempo: raccontare per istantanee l’andirivieni quotidiano. Pensavo ad aneddoti e storie da marciapiede, dei cortometraggi a parole, uno al mese. Che poi il tutto si sarebbe trasformato in una galleria di ritratti, all’inizio, non l’avevo messo in conto. Scrivendo del popolo dell’edicola ho finito per dare un nome alle storie e una fisionomia alle chiacchiere. E ho imparato che, quando si racconta, non esistono gerarchie: nessuna vita è più nobile di un’altra, l’ordinario non ha meno diritto di parola dello straordinario. Tutto è prospettiva.
Questa è quella di un edicolante.
Teresa
Teresa ha un secolo negli occhi. “Sai, ancora qualche settimana e sono cent’anni”.
Me lo dice mentre appoggia le monete sulla sua copia del Corriere, sbirciando i titoli in prima pagina. Lo compra da quando ne ha memoria, il Corriere, da quando il mondo era quello che si legge sui libri di storia. “Me lo faresti un favore, giovanotto?”. Estrae dalla borsa una busta da lettere, il destinatario è scritto a mano in un bel corsivo. Via Solferino 28, Milano. La sede storica del Corriere.
“Una coppia di miei conoscenti ha festeggiato da poco i settantacinque anni di matrimonio. Pensa che vanno ancora in giro mano nella mano, come due giovani sposini. Non è mica una cosa da tutti i giorni, innamorarsi così”.
Sorride.
“Alla nostra età non è facile vedersi di persona, quindi ho preso carta e penna e ho scritto le mie felicitazioni. Vorrei mandarle al giornale, lo leggono tutti i giorni. Si usa ancora, vero?. Ecco, tieni”.
La busta mi scivola sul banco senza che abbia la prontezza di dirle che no, non so se le pubblicano ancora, le lettere. Più la rigiro tra le mani, però, più mi sembra superfluo perdermi in spiegazioni. O scuse. In tasca sento lo smartphone farsi più pesante, e penso per la prima volta a tutte le lettere che non ho mai scritto. Alla felicità che ho augurato via whatsapp, all’inchiostro che non mi ha macchiato il dorso della mano. Teresa e il suo mondo a misura di lettera mi ricordano un tempo che non ho vissuto. Un tempo andato per molti, scomodo per i più, lontano. E al vedermelo davanti, quel secolo in un paio d’occhi, non posso a fare a meno di provare nostalgia. “Anemoia”, sentire la mancanza di qualcosa o qualcuno che non si è mai conosciuto. Su Google leggo che il nome viene dal greco, dal matrimonio tra "vento" (“ánemos”) e “mente” (“nóos”): l’anemoia piega la nostra mente all’indietro, come un forte vento fa con gli alberi. Tornare dritti si può, anche se poi è il resto a sembrare storto.
“Si usa ancora, vero?”
“Ma certo signora, sono sicuro di sì”.
ALTROCONSUMO, un’agenda per lasciar respirare i pensieri
Dicembre, si sa, è mese di bilanci: si tirano le somme, si contano i più e i meno. C’è chi chiude il cerchio dell’anno e chi, il cerchio, cerca di farlo quadrare. San Silvestro è lì in vista, con i suoi cenoni e i brindisi al tempo che verrà. O che è andato, a seconda se si beve dal bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Di vino, intendiamoci. A dicembre i buoni propositi si affollano alla porta: qualche vecchia conoscenza riemerge dal dimenticatoio e ritenta la fortuna, e i nuovi arrivati sgomitano per essere i primi della fila. Dal caos spuntano due o tre eletti, di solito i più chiassosi, li si fa entrare e si cambia la serratura. Il resto? Che aspetti pure, tanto un anno dura solo un anno. E così, nel mese di confine tra l’“ormai è andata” e il “vedremo cosa combinerò”, si setacciano edicole, cartolerie e librerie in cerca dell’unico oggetto capace di dare un ordine personale al più personale dei disordini.
Si corre a comprare un’agenda.
Bene di prima necessità, medium tra chi siamo e chi vorremmo essere, ausiliario del traffico mentale: l’agenda ci impagina, incolonna e smista, fino a che la routine diventa un abito su misura. Tanto vale, quindi, affidarsi a un sarto d’eccezione: per questo abbiamo portato in Aedicola l’agenda di Altroconsumo.
Altroconsumo è la principale, nonché la più nota, organizzazione di consumatori in Italia, una comunità a maglie larghe che oggi conta circa 320mila soci. “Persone che operano per le persone”, così la definisce Federico Cavallo, che in Altroconsumo ricopre il ruolo di Responsabile Public Affairs e Media Relations.
“Siamo nati nel 1973, e da allora non abbiamo mai smesso di tutelare e promuovere il ruolo del consumatore all’interno della società. Significa investire nell’informazione, nella sensibilizzazione e nella valorizzazione di un approccio consapevole al consumo quotidiano. Valori, questi, a cui si sono sempre ispirate anche le nostre agende, che negli anni abbiamo messo a disposizione dei soci: contenevano consigli pratici, linee guida, piccole pillole. Nel 2023, poi, in occasione del nostro cinquantesimo anno d’attività, ci siamo posti un interrogativo cruciale: “Come possiamo avvicinarci ancora di più alle persone e alla loro vita di tutti i giorni?” È stato un esercizio introspettivo che ha aperto la strada alla stesura di un nuovo manifesto e al lancio della campagna “Impegnati a cambiare” – il senso di “impegnati”, precisa Cavallo, dipende dall’accento, che rimane volutamente sospeso e dà adito a una doppia lettura - un’iniziativa che scaturisce da una convinzione profondamente radicata in Altroconsumo: per costruire la società di domani, non possiamo esimerci dall’interpretare le sfide di oggi. E sono tante, a cominciare dal tema della sostenibilità sia ambientale che sociale.
Siamo partiti da qui, da questa riflessione, per mettere a punto l’agenda 2025: non un semplice strumento di uso quotidiano, quindi, ma un enzima che favorisca la circolazione quanto più diffusa possibile dei valori e della vision di Altroconsumo. In poche parole, l’agenda stessa è un manifesto. Abbiamo isolato undici ambiti, o sezioni tematiche, che corrispondono ad altrettante sfide dell’attualità, una per mese. Ma quest’anno abbiamo voluto spingerci oltre. In che modo? Mischiando linguaggi diversi, puntando sul potere evocativo dell’arte e dell’immagine. Abbiamo selezionato undici tra illustratrici e illustratori, tutti sotto i trent’anni, in collaborazione con l’associazione Illustri, la più rappresentativa realtà di categoria in Italia. Ogni artista ha lavorato in totale libertà, interpretando in maniera personale uno dei temi mensili. Il risultato è un’agenda dalla doppia natura: se da un lato mantiene la sua utilità pratica, dall’altro instaura un dialogo con chi la sfoglia attraverso l’espressività dell’illustrazione. È ben più di un semplice capriccio estetico. È una prospettiva diversa sulla quotidianità: gli spunti di riflessione sull’attualità si alternano a pagine bianche da destinare ad annotazioni e considerazioni personali, perché l’agenda è prima di tutto una piattaforma d’atterraggio per i pensieri. Se ci limitassimo a mettere in ordine gli impegni, resteremmo semplici spettatori delle nostre abitudini. Prendere consapevolezza della realtà, metabolizzarla, è invece il primo passo per “impegnarsi a cambiare”.
Alessandro Ghidini, l’Aedicolante
Sottochiosco
L’attualità che passa di qua
Il 2024, come l’estate di una famosa canzone, sta finendo.
Tra i tanti avvenimenti di questo anno turbolento, non sarà sfuggita una grossa novità a chi soffre il freddo dell’inverno e non è sensibile al fascino della neve a Natale: per la prima volta, con molta probabilità, supereremo gli 1,5° di aumento medio mondiale di temperatura rispetto ai livelli pre-industriali. Un 2024 che, alle nostre latitudini, ci ha cullati ancora con un inverno mite, un’estate (molto) calda e un Mar Ligure balneabile a metà ottobre. Bello, no?
In più, sempre alle nostre latitudini, ci ricorderemo di lui per: le alluvioni di Valencia con la distruzione di interi paesi e più di 200 morti in due giorni, la seconda devastante alluvione in Emilia-Romagna in meno di due anni, la siccità in Sicilia con invasi vuoti, acqua razionata nelle città, bestiame morto, raccolti persi con una bella devastante alluvione finale a Catania e la cassoeula che non si può ancora mangiare a inizio novembre perché le verze non gelano.
Il problema, però, è presidiato. In autunno, ad altre latitudini, poco dopo la vittoria del duo Trump-Musk nelle elezioni USA, si è tenuta la COP 29 in Azerbaigian. Per chi non fosse appassionato del tema, le COP sono conferenze internazionali in cui si incontrano tutti i rappresentanti degli Stati del mondo per discutere di come affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze (che, ricordiamolo en passant, sono mondiali come le cause). L'Azerbaigian, invece, è un paese petrolifero. Il risultato è stato deludente, soprattutto per i Paesi più poveri che avevano creduto al motto "aiutiamoli a casa loro" e ci sono rimasti male.
Possiamo, però, consolarci guardando alle previsioni del traffico aereo per turismo (naturalmente, sostenibile) che sono attese anche quest'anno in forte aumento e che, finalmente, supereranno solidamente il livello pre-pandemia e alle previsioni di vendita dei SUV che, per massimo gaudio degli amanti della guida sportiva nelle vie del centro cittadino, dovrebbero avvicinarsi al 50% delle nuove auto vendute.
Per la serie: la COP sei tu, chi può darti (emissioni) in più?
J.C.